sabato 18 gennaio 2014

Ci ho un buco

Ci ho un buco nel diario, ieri.
Anche un buco in un calzettone, quello lo riparerò dopo.
Stanotte ho veramente lottato contro il sonno e relativi colpi, tornando a casa dalla milonga, nonostante fosse sensibilmente prima del solito. Seduti a spettegolare un po' (è uno delle attività più tipiche della vita in milonga)_ara batticuore ed io avevamo parlato dei colpi di sonno che è una delle malattie gravi di noi tangheri girovaghi. Si parlava  del diavolo, ecco spuntare le corna.
Sono tornato alla ferocia delle quaranta ore settimanali, visto che l'anno scorso ho consumato tutti i permessi e parte delle vacanze per uscire prima, per poter dormire un'oretta a casa, prima di tornare a lezioni oppure a ballare. Già chiedevo che cazzomerda sia servita tutta questa tecnologia se, passati decenni, continuiamo a sgobbare così tanto se non di più (alcuni, altri senza lavoro, poi qualcuno dica che non demente questo sistema).
Insomma, da dicembre ho dovuto non godere più di questa riduzione dell'orario di lavoro ovvero ampiamento del mio orario per vivere. Sento che arrivare alle lezioni o in milonga decisamente meno fresco/assai più stanco impatta non poco su apprendimento e su resa.
Giovedì a lezione non andava, ieri sera a lezioni di milonga pure decisamente non brillante, poi questa notte la lotta feroce con i colpi di sonno, la paura, la lotta interiore tra il desiderio di fermarsi e la voglia di arrivare a casa, nel letto (ne ho avuto abbastanza quella volta, il 31 agosto 2012).
Comunque ci ho un buco nella mia vita, un buco anche nella mia vita tanghera.

Stamani ho consumato un'ora della mia vita in coda in posta per un pagamento. Ci ho un buco nella vita. Penso che non ci sia tempo peggiore sprecare la vita, consumandola. Io odio le code, odio questa cultura sadica della crescita demografica perpetua e la liturgia delle code che ne è conseguenza e celebrazione.


9 commenti:

  1. In certi momenti, come te, non vivo. Mi limito ad esistere.
    Ed è a dir poco irritante. Perché non rilevo differenze tra me e un geranio.

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  2. UUIC: "[...] Già chiedevo che cazzomerda sia servita tutta questa tecnologia se, passati decenni, continuiamo a sgobbare così tanto se non di più"

    Lo schiavo è un attrezzo, per cui va usato il più possibile per giustificarne la spesa d'acquisto. Non importa quanto rende, va sfruttato. E' nella definizione stessa. E' una tautologia.

    TU sei un attrezzo, Uomo, mettitelo in testa. IO sono un attrezzo. TUTTI gli altri che leggono sono attrezzi. Cosa ci salta in mente di pretendere d'avere maggiore considerazione, che so, d'un cacciavite?

    Attrezzo per attrezzo, vorrei essere una bomba, e scoppiare in mano a chi mi usa. BUM! Bel pensiero cretino, eh?

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  3. x Mia Euridice:
    > come te, non vivo.
    Attenzione
    Leggo a casa tua che ci sono stati momenti di rabbia. Intuisco che siano ancora in corso delle perturbazioni.
    Ora, il buco cui mi riferisco in questa pagina e' un buco di troppo pieno lavorativo, non un buco esistenziale.
    Il senso quindi e' che l'orario lordo (comprensivo anche delle ore di trasferimento casa - ufficio e ufficio -casa) di lavoro a 40 ore settimanali di lavoro, mi fa buchi nella mia vita, pealtro molto vissuta.
    MI dispiace che tu ti senta come un geranio (peraltro uno dei miei fiori preferiti).
    Verro' a casa tua a leggere che succede, anche se tu sei un po' ermetica, nelle tue pagine non scrivi, piuttosto alludi a.

    x MrKeySmasher:
    Mh.
    Sono parole caustiche. Sì, il sistema capitalistico che modella in parte quello biologico e' un sistema di potere nello sfruttamento.
    Diciamo che io (e mi pare anche tu) non ho smesso di osservare, misurare e ragionare.
    Quindi 'ste puttanate della tecnologia, del progresso, delle sorti che ci porteranno a vita migliore non attecchiscono nel mio/nostro immaginario.
    Le condizioni di competizone globale hanno peggiorato lo stile di vita di molte persone.
    Secondo vari studi, il momento "migliore" (che poi migliore e' migliore in termini di consumismo e quindi sarebbe tutto da discutere) e' stato a cavallo tra fine anni settanta e gli anni ottanta.
    Attenzione che la bomba si esplode ma con i danni che fa agli altri si annienta.
    Percepisco a volte un senso di grande amarezza, disillusione e cinismo nelle tue parole.
    Forse hai il "difetto" di avere una sensibilita' artistica e una mente lucida che non si lascia abbindolare.
    Torniamo a quella che e' la Grande Condanna della conoscenza: essere edotti se non consapevoli della complessita' della vita e' cosa assai greve.

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    1. UUIC: "Percepisco a volte un senso di grande amarezza, disillusione e cinismo nelle tue parole."

      Uomo, percepisci assai bene. Aggiungici pure una bella quantità di violenza repressa da overdosi di codardia. Per fortuna (mia e altrui), credo.

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    2. Io ho avuto la fortuna di incontrare alcune persone e HBM,le arti marziali e alcuni amici che hanno riportato una certa armonia tra me maschio e la parte di aggressività che era stata a lungo repressa per buona educazione di ragazzo per bene, politicamente corretta etc.

      L'aggressività repressa porta alla violenza.
      E' una delle stronzate più grandi, questa della mansuetudine di massa, del politicamente corretto. Ti auguro di poter tornare ad abbracciare quanto prima la tua parte maschia.

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  4. Beh, in posta si puo' anche non andare ormai, i pagamenti si possono fare tutti online ormai!

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  5. Ai gerani preferisco gli iris. O i narcisi.
    Tutto ciò che è "dovere" per me rientra nel campo dell'esistere (come un geranio).
    Tutto ciò che è "volere" per me rientra nel campo del vivere.
    Questione di sfumature, credo.

    Ermetica. Uh... me lo dicono da sempre. Ma sai, carissimo, è un modo per dire senza dire. Chi è bravo abbastanza rintraccia l'essenza. Gli altri spariscono molto prima ed è necessario che lo facciano: procedo per sottrazioni.

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  6. "Lavorare tutti, lavorare meno"...era un slogan in auge tempo fa, ora tornato di moda...potrebbe essere una buona cosa...credo che la vera ricchezza sia il tempo da poter dedicare alle cose che si amano, agli affetti. Oggi chi non lavora (siamo in tanti, purtroppo) si arrabatta nell'angoscia di non arrivare a fine mese, mentre chi lavora vive l'angoscia del "non tempo" a disposizione, che giustamente tu intendi come "buco". Ci vorrebbe decisamente piu' equilibrio.

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  7. x Francesco:
    Si tratta di bolletta del gas il cui pagamento tramite canali alternativi (casse supermercati Coop) non ha funzionato perché il codice a barre era stato stampato male. Purtroppo non era possibile online. :/

    x Mia Euridice:
    Il dovere ha un senso. Se non è solo dovere.
    La volontà con cui si arriva a compiere il dovere è uno degli esercizi di spiritualità più efficaci ma anche più ostici. Ma senza i tempi lieti, i tempi della passione, del vizio, solo il dovere fa appassire, toglie la gioia di vita. Esattamente come succede quando c'è solo il piacere, finisci nel nulla, nella depressione da vuoto esistenziale.

    x Spirito Libero:
    Penso, ogni giorno di più, che senza un approccio almeno un po' razionale, questo modello finirà come finisce col monopoli. Finisce il gioco, uno solo che ha tutto o quasi, gli altri nulla o quasi, non c'è più senso, non c'è più gusto, il gioco finisce,la società crolla.
    Mah, la razionalità rimane un'utopia, questo tumore e' la distopia sempre peggiore. Come ce la caviamo?

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