giovedì 5 novembre 2015

Mancanze di lustri poi dolore




Ultimo treno, lunedì - erano passate le ventidue - salgono quattro regaz, diciamo un quattordici/sedici anni. Fare scanzonato, dinoccolato come va di moda, se dovessi farmi capire sullo stile tamarro (anche se 'sta roba viene dagli USA sempre di tamarri di tratta) "gangster rapper", risate, discorsi decisamente fatui se non scemi, due di questi immigrati di seconda generazione (uno pronuncia anche il suo cognome sudamericano).
Ad un certo punto sento che parlano della madre di uno e questi la chiama, mette in vivavoce il cellulare.
Inizia una conversazione sempre più tesa con rabbia, prediche, domande dure della madre, il figlio che risponde recalcitrante, a monosillabi, poi le dice che è in un certo luogo (a venti minuti di treno), la madre si arrabbia, chiede come il figlio avrebbe fatto a tornare "perché è sempre così che poi ti dobbiamo venire a prendere! e oggi? oggi no! ti arrangi". Il figlio si irrigidisce, inizia a punzecchiare via via più la madre per farsi ganzo cogli altri... Lei gli chiede cosa avrebbe fatto domani, come sarebbe andato a scuola.

Una conversazione tra l'assurdo e l'inquietante, empaticamente dolorosa.
Ma come è possibile che 'sto figlio sia sempre così? che sia su un treno suburbano a quell'ora della sera? che la madre gli chieda come avrebbe fatto l'indomani con la scuola? Intuivo che la madre aveva, ancora una volta, perso completamente il controllo sul figlio che la menava in giro come voleva con un guinzaglio di hybris adolescenziale sua e di debolezza, inettitudine della madre.
Grandi parole arrabbiate e ... omissione di atti, di azioni.

Ho percepito una situazione di mancanza dei genitori. Sì, sono genitori che mancano, deficiono.
Ho percepito un inizio di vita con probabilità alte di peggioramento.
Io ho avuto premonizione di molto dolore futuro. Deve essere straziante, per un genitore, osservare una vita del figlio via via più "bruciata".
Un dolore preparato in lustri di lassismo, di assenza, di compensazioni, di vizi, di mancati esempi, di mancati no.
Questo fatto non ha avuto gli onori della cronaca rispetto a questo boccaccesco evento (che, nell'Italia bigottona e moralistoide ha scandalizzato ancora le piccole menti scadenti e benpensanti). Meno clangore ma, a mio avviso, per un male una corruzione molto più profondo, sottile, diffusa.
A cena, ieri, ne ho parlato anche con UnBipedinone.

19 commenti:

  1. Sono discretamente certa che sia deficitano e non deficiono.

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    1. Non è escluso tu abbia ragione.
      Io ho tentato di usare deficere: tu usi deficitare?

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    2. Ho appena scoperto che non ci sono né uno né l'altro sul devoto oli.

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    3. Io, anziche' l'indicativo presente, userei il participio presente, ovvero: "deficienti" (nel senso di "mancare", ovvio! )
      :D

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  2. "Ho percepito una situazione di mancanza dei genitori"

    Puo' anche darsi, ma se tuo figlio ha già la predisposizione per essere un teppista ribelle e comincia a frequentare le persone sbagliate, puoi essere anche il genitore piu' presente del mondo ma non ci sono mazzi che lo tengano...

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    1. ci sono voluti due lunghi anni di studi per comprendere cosa fosse il genitore insicuro e deviante e quanto simili fossero i figli.
      c'è sempre una radici ovunque nulla nasce dal nulla.

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    2. Tipo certi genitori che tengono i figli sotto una campana di vetro, fanno piu' danni loro della tempesta.

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    3. è questione di genitori non sicuri ovvero con situazioni irrisolte inconsce e del passato. non va bene il troppo non va bene il poco. l'abito non fa il monaco ...un genitore apparentemente perfetto non è detto che lo sia...cosi anche di un figlio.

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    4. Interessante questione: quanto i genitori, quanto i figli.
      In realtà la cosa che sfugge è che... l'imprinting dei genitori con i loro COMPORTAMENTI sono assai più importanti rispetto all'educazione "culturale" delle parole.
      Figlio di fumatori che, con la sigaretta in bocca, gli fanno due pipponi al giorno blablabla fumo fa male blabblabla
      Il figlio fumerà.
      E secondo essi, l'educazione non sarà mancata, eh!?

      Campana di vetro, questione importante.
      Togliere la campana di vetro non significa che i figli facciano quello che vogliono; piuttosto significa, a volte, anche dei no sul muso.

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  3. Hai toccato un tema alquanto intricato, UUIC.

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  4. ha ragione Lorenzo, guardiamo questi ragazzi rampognandoli dimenticandoci che cosa facevamo noi alla loro età. l'unica differenza sta nel fatto che noi eravamo più bravi nell'incularli, che poverini loro non avevano la benché minima consapevolezza della nostra dimensione. mia zia trovò del fumo nel giubbotto di mio cugino ma non aveva idea di cosa fosse, se io trovo del fumo nella tasca del giubbotto di mia figlia lo so eccome. io credo sia proprio questa la "deficienza" di noi genitori di oggi. sappiamo come stanno le cose ma non sappiamo come modificare il corso degli eventi

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  5. . il percorso che fa la differenza e' quello che porta l'adolescente a scegliere gli studi e che per lo piu' è sempre manipolato dai grandi che raramente notano la predisposizioni dei ragazzi.

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  6. È vero: mancano i punti di riferimento e senza quelli costruirsi una identità ed una personalità proprie diventa molto difficile.
    Io ho 38 anni, non sono stata bimba 70 anni fa, e già quella volta i miei venivano considerati troppo rigidi perché, esempio, stavo seduta composta a tavola per l'intera durata dei pasti, chiedevo il permesso di alzarmi una volta finito e usavo correttamente le posate. Ora quando dico che trovo intollerabile che mia nipote di due anni non possa stare 5 minuti seduta di fila mi dicono che voglio troppo e che se ha bisogno di muoversi impediglierlo è una tortura inutile. Al che io rispondo che penso in prospettiva perché arriveranno i momenti in cui dovrà fare cose che non vuol fare e quindi? Eh beh... ci penseremo in quel momento.
    Così è con gli adolescenti che non nascono tali, e che già di loro sono difficili ma se prima non si è costruito niente, se non gli si sono dati degli insegnamenti anche al prezzo della sofferenza di vedere la loro insoddisfazione come di fa a dire che è colpa loro?
    Di recente in una discussione a proposito del gender (e per fortuna mi tocca solo di striscio perché se avessi un figlio a scuola di questi tempi mi trasformerei in Smaug a tempo 0) mi è stato detto che avere un'identità è inutile e che la necessità di averne una è per gli insicuri.
    Ecco: i ragazzi crescono così. A che citofono bisogna suonare per i debiti insulti?

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  7. Io ho bambini e vivo in prima persona tali tematiche.
    Per ora tali bimbi sono in eta' da elementari, non sono ancora ai livelli citati in questo post, e spero che non lo saranno mai (ma chissa').

    Comunque, quando mio fratello mi diceva "I bambini devono imparare a obbedire" (tipo: a stare composti a tavola, a non interrompere gli adulti, etc) io pensavo "Ecco, quando i tuoi figli e i miei nipoti erano piccoli non facevi così..." e pensavo che essere come ero io fosse meglio (non ero troppo autoritaria)... invece no. Ha ragione mio fratello: i bambini devono imparare a stare composti, etc, devono avere regole. Non e' permesso tutto, etc.

    Per quanto riguarda ideologie varie, propinate a scuola: non so se faccio bene, ma io sono dell'avviso che occorre sapere cosa si puo' dire a scuola e cosa no. Una frase molto frequente che si sente a casa e': "Queste cose che senti non le devi dire a scuola o con persone che non sono della nostra famiglia. Puoi saperle e averle chiare in mente, ma non devi dirle." Come nell'Europa dell'Est ai tempi del comunismo per dire, quando potevano anche venire a casa tua e deportarti per non essere stato "un buon compagno".

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    1. Per rinforzare i muscoli essi devono incontrare ostacoli che si oppongono tenacemente al loro movimento.
      Così è per l'anima: la volontà è il nucleo spirituale della persona e si sviluppa vincendo contrarietà, fatica, ostacoli, limiti, muri, i no.

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  8. Butto lì una bomba a mano, tanto per.
    Le grane grosse son cominciate quando le dirigenze han deciso che per aumentare la "redditività" della loro mandria (noi) e per altre cosette più o meno di contorno occorreva fare in modo che non ci fosse più la possibilità, in famiglia, di avere un genitore fisso a casa a fare il genitore e curare che la famiglia stessa potesse avere punti di riferimento chiari. Certamente, anche un tempo il genitore di riferimento poteva essere una fetecchia, ma aveva un grosso pregio: c'era, e c'era sempre. Oggi come oggi, per valido che sia, che peso può avere un genitore che non c'è?

    P.S. Prima che mi si ricordi che un tempo anche le donne lavoravano (che è vero), ricordo io che molte donne s'occupavano dei figli anche mentre lavoravano. Ad esempio, mia nonna e mio nonno portavano regolarmente mio padre e i suoi quattro fratelli nei campi, nei momenti in cui la campagna dava il massimo impegno. Non necessariamente a lavorare, quando erano piccoli, però erano , a portata d'occhio e, se opportuno, di mano. Mia madre era sarta, e lavorava in casa con un occhio perennemente rivolto a me e a mio fratello. Noi facevamo le nostre cose da bambini, lei le sue da adulta. Insieme, costantemente. Le famiglie, mediamente, erano famiglie, con pregi e difetti. Oggi le famiglie sono unità di produzione e consumo, il che ha delle ricadute.

    Poi c'è la questione dei mezzi di propaganda, assai più incisivi oggi di un tempo ma con finalità altrettanto discutibili...

    Tutto ciò ha una conseguenza pesantissima sul ruolo effettivo che è stato assegnato alla scuola: sostituire i genitori assenti (senza però avere le proporzioni e gli strumenti della famiglia) affinché questi possano essere più efficienti nel produrre e nel predisporre il consumo.

    Non penso d'avere esaurito l'argomento, ovviamente, ma quel che ho ricordato ha senza dubbio un suo peso non irrilevante.

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    1. Quel che hai scritto tu non contraddice quel che avevo già scritto io, lo integra con una importante precisazione della quale ti ringrazio. Esserci fisicamente è importantissimo per i bambini fino a una certa età, sempre meno col passare degli anni. Esserci come elemento di indirizzo chiaro e adamantino, se occorre fino a divenire elemento di costrizione, è importantissimo a partire da quelle che considero "età di mezzo", ovvero da quando cominciano a manifestarsi i desideri di indipendenza e ribellione tipici dei bambini che si fanno ragazzini, quindi ragazzi, da ultimo adulti. L'età adulta inizia quando non occorre più il supporto dei genitori, fino al punto in cui i figli si fanno genitori dei genitori con quel ribaltamento dei ruoli che sono spesso gli anziani a non accettare, novelli adolescenti con decenni di vetustà.

      E' impossibile esserci come elemento di indirizzo se viene inibita in modo eccessivo la possibilità di esserci fisicamente. Oggi come un tempo.

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  9. > avere un'identità è inutile e che la necessità di averne una è per gli insicuri

    Il problema è ancora più grave quando i malati hanno la testa inquinata da bislacche teorie per le quali il loro male è addirittura considerato vantaggio, pro.

    Lorenzo, sono meccanismi patologici che si sostengono, intrecciano, autoalimentano. Masse di persone sempre più scadenti che credono di non esserlo solo perché in molte. La sicurezza dell'omologarsi alla mediocrità, al peggio. Mah.

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