venerdì 30 ottobre 2015

Cocomeriani - 2: verdi antiecologisti

(Cocomeriani)

Agobit ha sottolineato più volte in sovrappopolazione che gli ambientalisti sono tra i più grandi nemici dell'ecologia. Leggendo questo articolo sulle Svalbard, che sottolinea l'estrema fragilità di quell'ecosistema e che per proteggerlo in qualche modo hanno evitato persino i parti e le sepolture, non potevo credere quando sono arrivato a questo passaggio.

Qualche settimana fa il partito dei Verdi locale ha proposto di ospitare qui una parte dei migranti degli invasori [NdUUiC] che nei prossimi due anni arriveranno in Norvegia. Lo spazio per costruire un centro di accoglienza una base per gli invasori, in questo angolo remoto dell’Artico, non manca. «E un’idea del genere aiuterebbe il governo di Oslo a fare fronte all’emergenza», ha l’esponente del partito Espen Klungseth Rotevatn. 

Ecco, prendere degli invasori (e quindi sostenere l'invasione invece di constrastarla) e metterli in ecosistemi tanto fragili è una delle migliori idee ecocide. Solo persone con un profondo odio (mascherato da buone maniere verdastrognole) per la natura, profondamente antiecologiche possono partorire una bojata del genere. L'incubo umanista, la distopia dell'antropocentrismo ecocida cova molto bene anche nei cocomeri.

giovedì 29 ottobre 2015

M.te Acuto - Libro Aperto - 2

(M.te Acuto - Libro Aperto - 1)

Probabilmente avrei dovuto cambiare titolo di questa pagina ma visto che è successo in questa traversata di due giorni lo metto qui. Ecco, c'è stata una coppia che io vidi tempo addietro assai brillante, frizzante, pucci pucci che ha... litigato i due terzi del tempo. Osservavo dinamiche di discussioni puntigliose, di ego che cercano di comandare e manipolare l'altro, di battute accuminate. Io non sono sempre stato col gruppo: il fatto di essermi fatto tutte le cime era dovuto sì al piacere di un camminare meno tranquillo, meno posato, agevole, ma anche, dal piacere di stare da solo.
Solo...
Solo che io pensavo a quei due e percepivo i clangori cupi di un balrog sotto, memorie inquietanti del mio vissuto. Allora, mi rituffavo nell'aria nella vista, nelle altezze (sorrido, più che di altezza, per l'appennino si può parlare di "meno bassezza" :). Come è possibile che si passi dalle stelle a un inferno più o meno mitigato, controllato?

Al rifugio abbiamo incontrato una comitiva di fotoamatori saliti là in cima per fotografie agli ambienti naturali. Zio canchero, hanno fatto un casino pazzesco, anche la mattina. I primi che si erano svegliati hanno parlato come se non esistesse alcuno intorno e poi via un crescendo fino... ad un applauso. Io ero già in dormiveglia ma non ho potuto non notare questa maleducazione.
Ego debordanti che non hanno il senso dei limiti.

Al rifugio sono stati  molto carini: hanno atteso che arrivassimo (con ca' 10' di ritardo su quanto avevo annunciato loro) per iniziare la projezione di un video documentario: un prete alpinista che era stato, nel 1984, in una spedizione in Bhutan in cui ci fu un grave incidente.
Sì, la montagna è un luogo in cui avviene una introspezione dinamica (riformula il termine che indica la meditazione dinamica dello zio Osho), se non sei insensibile, se non sei morto dentro, non puoi non percepire la dimensione spirituale dell'esistenza.
In quelle immagini colorate, la saggezza di una cultura induista, buddista e tantrica che mi sorprende sempre. Una del (mio) gruppo sghignazzava quando il video citava alcune volte tantra, Lingam e Yoni. Ma quel prete projetta quelle robe?
Beh, prima di essere prete è un alpinista, qualcosa di buono ci deve essere.



martedì 27 ottobre 2015

M.te Acuto - Libro Aperto - 1

Eravamo in quattro in questo giro per una traversata di due giorni in parte preponderante su Sentiero Italia / Grande Escursione Appenninica / Alta via dei Parchi. Io scalpitavo e per molti tratti me ne sono stato da solo: essi seguivano lo 00 che tagliava sotto le cime, io me le sono fatte tutte. Ma non voglio parlare ora, ho ancora in testa la musica delle acque e del silenzio; aggiungerò altro in seguito. Parola alle immagini, non so se esse riusciranno a indurvi un sospetto della fantasmagoria estetica autunnale.

La mattina abbiamo lasciato un'auto al punto di arrivo della traversata, Taburri.

A Taburri la giornata autunnale già si manifestava.

Dopo due ore e venti eccoci tornati al punto di partenza.
Pubblicarla o no questa?
Sì perché dà un senso dell'intreccio tra natura e presenza umana.
Il sentiero passava dietro le ultime case, tetto in coppi, due comignoli storti di pietra, i monti.
Sono scappati tutti da questa bellezza: da 1.100 abitanti a una dozzina.




(tre immagini sopra)
In alcuni decenni il bosco si è rimangiato l'opera dell'uomo.
Ciò dà il senso della precarietà della vita, delle azioni, delle opere.
A tutti gli effetti era bio-edilizia, ovvero edilizia... biodegradabile.

La luce d'autunno entra di traverso nel bosco in parte già defogliato.
L'effetto è dato non solo dai colori ma anche da direzione e intensità della luce solare.



(due immagini sopra)
In questo tratto l'esposizione dei versanti, la posizione del sole, la flora, tutto ricordava la base delle pendici sud e sud-ovest del Pizzo Mottac, Val Gabbio, in Val Grande,

nel tratto tra In la Piana e il bivacco Val Gabbio (v. immagini 17 - 21 qui).

Giardino botanico appenninico.

Monte Gennaio

Corno alle Scale, parete nord-est

Corno alle Scale e Monte Nuda

Giochi di luce autunnale.

Orsigna e conurbazione PT-PO-FI sullo sfondo.

Due schiere di pini neri a guardia dei giochi di luce sui versanti dell'Orsigna.

Nei pressi del rifugio Porta Franca, sul crinale, a nord, nell'ombra, era rimasta la brina.
Erano le quattro di pomeriggio già passate e la temperatura non era salita in tutta la (fresca) giornata.

Appennino modenese e la pianura Padana.
Impressionante lo strato scuro di inquinamento.
Sullo sfondo c'erano le Alpi innevate (Monte Baldo, gruppo dell'Adamello),
Definizione e qualità di questa immagine non le rappresentano.

Oltre i monti, il Sole si rispecchiava sul Tirreno settentrionale.
Nell'immagine in definizione originale si vede una grossa nave in navigazione.

Crinale sul Monte Gennaio.
I cippi in pietra serena del 1793 segnavano il confine.
In questo tratto a sinistra/ponente il Granducato di Toscana.
A destra/occidente lo Stato Pontificio.

La Toscana. Sullo sfondo emerge il Monte Amiata.


Tirreno e Apuane meridionali (Pania della Croce)

Il sentiero Italia, in crinale, dalla vetta del Monte Gennaio.
Passo del Cancellino, passo dello Strofinatoio, Corno alle Scale, Nuda.

Ancora lo spesso strato plumbeo (nanopolveri e altri inquinanti) sopra/dentro la pianura Padana.
Alcuni di noi ci vivono sono lì dentro, lì sotto gran parte dei giorni dell'anno.

A fatica si vedono (forse non con questa risoluzione/qualità) i tre che erano passati sotto la vetta, rimanendo sullo 00.


Iniziano le prime velature, il sole si abbassa, si approssima il crepuscolo.
Ancora il sentiero e un cippo segnaconfine.

Monte Cupolino dal passo dello Strofinatoio.

Non solo sopra, a volte anche indietro. Ecco due del gruppo un po' più avanti.
La luce è già quella del tramonto.

E col tramonto la Luna inizia a spiccare al punto che riesco a fotografarla col furbofono antidiluviano.

Sì, proprio un furbofono antidiluviano.
I toni rosa e fucsia non è che siano venuti granché.

Due scarpinatrici. questa volta le ho anticipate.

Ecco il rifugio. Ancora una decina di minuti.

Arrivati alle 1840 circa, a sera iniziata da poco.
Arrivare in rifugio la sera è sempre un'esperienza emozionante.

lunedì 26 ottobre 2015

Saranno i resti di una festa



Uaahahh,
Muoro!
Ahaha, quante risate che mi sono fatto leggendo questo.
Non so mica se vada bene metterla in pinzillacchere.
Ci sarebbe un trattato di filosofia ed estetica. E pure di scienza e conoscenza. Di sociologia.
In realtà la signora è stata una filosofa inconsapevole, una dissacratrice inconsapevole.
Non è possibile non osservare i limiti di ciò che viene definito arte e un conflitto tra pensiero razionale e "superfetazioni" intellettual(oid)i (*).
Quanto ho riso, oggi!

venerdì 23 ottobre 2015

Kaizen - 2

(Kaizen)

Torno sul kaizen. E' il pensiero della qualità totale e le pratiche che lo rendono consuetudine di vita e non mi riferisco affatto ai soli aspetti economici, aziendali, tecnici. Osservo che l'obsolescenza sempre più veloce della very very last definitive, fantastic tecnology . Sghignazzo: 'sta roba comporta:
  • tempi sempre più rilevanti nel cambio e adattamento di processi;
  • fette sempre più ampie di tecnici che utilizzano - e non può che essere così - la legge di Pareto in apprendimento, cerco di acchiappare l'80% del grosso con il 20% dello sforzo, tanto dopodomani arriverà un nuovo idiota zelota di un tecnostrumentao meravigliao e buttiamo via tutto;
  • perdita della maestria e un decadimento generale della qualità media; anche in questo lavoro si osservano regressioni sempre più estese con tentativi di estrarre competenze e cacciarle in strumenti più o meno i-diot. Invece di migliorare le persone si complicano strumenti e strutture con persone più scadenti (potete immaginare i risultati) quindi
  • processi sempre più pesanti con risultati sempre più scadenti.
Insomma, di tanto in tanto ho ancora occasione di iniziare a entrare in quella parte di dominio degli strumenti in cui sta l'eccellenza e mi dà ancora molto piacere. Però è sempre meno frequente. Sempre più persone utilizzano strumenti e tecnologie pseudo qualcosa in maniera sempre più bovina. Ma è del tutto inevitabile, è nella struttura del forsennato progressismo fine a se stesso.
In questi giorni sarò poco sul diario, partito nuovo processo, c'è da sgobbare a quattro mani (che peraltro mi piace molto).
E osservo i danni irreparabili di un approccio generale anti-kaizen.
Tempo addietro, in un processo di aggiornamento di una tecnologia, furono messi in uno  stesso contenitore la farina vecchia e quella nuova. Cialtroni? solita richiesta "mi fai un prodotto per ieri?"? incompetenza sullo strumento/tecnologia? sciatteria? Quasi certamente una combinazione di questi fattori. Aver fatto la cosa giusta all'inizio avrebbe permesso di risparmiare costi elevati su tempi praticamente infiniti e una qualità, una pulizia che sono valori in sé.
Ieri ho tentato di ridurre il troiaio ma sento pressione intorno. Dai non è importante, cosa vuoi che sia. Poi nei momenti topici il caos produrrà i suoi effetti.
Il kaizen non è una roba tecno, è filosofia e disciplina di vita.



mercoledì 21 ottobre 2015

'sto modo mai

Leggevo le considerazioni di Gaia sulla orribile petrolicità della nostra vita. Vivendo metà in provincia e metà in città una parte notevole della mia impronta è dovuta ai trasferimenti. Con un approccio di ecologia radicale come il suo dovrei semplicemente eliminarli al 90% o anche oltre. Non sono così radicale e allora cerco di fare tutto il possibile per diminuire l'impatto.
Il primo punto - anzi, il punto zero! - è di usare l'auto il meno possibile. Non è così semplice. Direi che la decrescita serena non avrà successo perché richiede
  • impegno personale
  • flessibilità (anche
  • intelligenza
  • un po' di disciplina, programmazione, organizzazione
  • un approccio sistemico centrato sul trasporto pubblico

Il martedì sto tentando di andare in palestra di cointegro e poi in milonga da Flora, senza tornare a casa e poi in città, come facevo in passato.
Allora, per evitare l'uso dell'auto:
  • devo gestire la logistica in città => bici,
  • devo capire come tornare tra i colli la notte (no mezzi pubblici per il rientro dalla sera tardi)
  • devo chiudere l'anello il mercoledì mattina, senza bici => a piedi.


Così cerco di mettermi d'accordo con _nni, il mio maestro di tango dei colli il giorno prima, il lunedì se verrò in milonga e potrò tornare con lui. Poi anche le previsioni meteo visto che devo gestire la logistica verso e da palestra in bici con una decina di minuti di robuste pedalate (col borsone, il gobbo (poncho) impermeabili diventa scomodo e difficile.
Insomma. la faccenda è piuttosto articolata.
Ieri sono arrivato un po' più tardi in ufficio e uscito decisamente tardi, passate le venti tra le altre cose sgobbando bene e intensamente oltre dieci ore. Fortunatamente nell'economia di questo lavoro c'è anche il fatto positivo di un po' di flessibilità negli orari. Senza sarebbe impossibile.

Ieri sera mentre pedalavo in modo piuttosto intenso dall'ufficio alla palestra, era già buio,
Vabbè, provo.
'nzomma,...
che ambaradan però
uff, smonta e smonta le luci du palle e il borsone e ... uff!

Mentre pedalavo sentivo il benessere e il piacere di muovermi in bici in una strada a quell'ora assai poco trafficata. Dopo ore di ufficio i muscoli delle gambe che pompavano, il fiato più intenso. Bello!
Poi è stato piacevole tornare insieme con il mio maestro.
Con i soldi risparmiati gli ho offerto l'ingresso in milonga e poi egli mi ha offerto un paio di buoni tranci di pizza caldi che eravamo affamati, la notte, al ritorno.
Ridotto la petrolicità della serata del 50%.
Ho dato un esempio.
Dimostrato che la (im)mobilità privata su gomma può decrescere.
Impegno personale, flessibilità, intelligenza... 'sta roba, 'sto modo non avrà MAI successo.



lunedì 19 ottobre 2015

I vuoti per fomentarle

Venerdì ho ballato con gioia e piacere e bene, ho ricevuto apprezzamenti da un pio di tanghere che reputo autorevoli che mi hanno fatto piacere. Una terza ( di quelle su di livello) ha accettato per la prima volta una seconda tanda. Oh!
E' qualche mese che per varie ragioni (prima agosto, poi il buco settembrino, poi altri impegni) ho potuto ballare poco. Per me, si sviluppa una sorta di libido milonghera. Ieri ho ringraziato due dei miei maestri che mi seguono di più in questo momento. Ogni tanto trovo alcuni che esagerano, ballano tutti i giorni o quasi per un alcune stagioni e poi si nauseano, si saturano e vanno via, chiudono, spariscono. Come per l'amore, o la gastronomia o ogni passione, bisogna giocare anche sul vuoto, sulla distanza, sul digiuno che crea potenziale, voglia, voluttà.
In quella milonga artistoide che a me_mi piace tanto, quella periodica una volta al mese, c'è un tango salon di buon livello, colorato, abbastanza creativo, fluido, direi ricco. Lei, una artistessa beniamina che lovo parecchio una delle madrine. C'era la  bella gente e tango-vipparoli di mezza regione, venerdì. E anche Claudia Codega. La cosa buffa è che io non sapevo chi fosse, mi è stato detto solo di seguito.
Alcune cose mi hanno fatto riflettere:
  1. Claudia Codega, che è una grande artista del tango a livello mondiale, una maestra di uno dei miei maestri, era lì in un angolo a conversare. Come se in un club rock arrivasse Mike Jagger o in centro di atletica Usain Bolt e si mettessero in un angolo tranquilli in mezzo agli altri a pigliarsi da bere.
  2. Non l'ho vista ballare. Direi che quando arrivi a quei livelli il rischio (elevato) è di rompersi le ovaje con gente (direi quasi tutta) che non è a quei (tuoi) livelli, uno dei contro principali nel migliorare.
  3. Non c'era Esteban Moreno  (non so se siano coppia nella vita). Mi ricordo le lamentele di Geraldine Rojas (in La Confiteria Ideal, uno dei migliori documentari sul tango, a 1h 00' 28"): ella si lamenta(va) della noja del fare tutto insieme (probabilmente era già satura e dopo poco ci fu la rottura della coppia più innamorata e bella del tango che comportò una sorta di psicodramma milonghero planetario).
Penso che qualche buco, qualche vuoto sia proprio bene lasciarlo. Bisogna giocare di astuzia, con le passioni, per fomentarle, acuirle, tormentarle.
Ora cerco il pelo nell'uovo: questi due sono bravissimi ma... mi manca un po' di pathos o ironia.  O qualcosa che ci devo pensare.



sabato 17 ottobre 2015

Dieci anni

Sono dieci anni.
Dieci anni che scrivo un diario.
Ero felice ieri, in milonga. Quanta gioia, ebbrezza.
Da un principio di amore ad un principio di arte. Questo mio eros ferito, spaccato, come un melograno feso, si vede  la carne viva, il sangue rosso che percola, di due non riesce a tornare uno.

Clic, mio figlio ha spento la luce. Buonanotte. Penso che sarà così. Clic e sarà spenta la luce. Buonanotte a tutti voi.

Osservo, in disparte, il divenire delle cose.
I fiori appassiscono col tempo. E non c'è nulla più di ciò che li renda preziosi.
Dieci anni.

Già.


("doublejackinthepulpit", robertmapplethorpe)

venerdì 16 ottobre 2015

E il diamante? - 2

(E il diamante?)

Si dice che è bene quando un allievo supera il maestro. Beh.. bene... dipende.
Stamani al giornale radio ascoltavo la più ributtante demagogia di R. sull'abbassare le tasse di qui, abbassare le tasse di là, di una manovra a deficit. Che a me viene da bestemmiare che siamo in deficit da sempre e siamo nella merda per decenni di deficit. Sentire l'intervento assai critico di Brunetta (((8/ che criticava la mancanza di una qualsiasi menzione alle coperture mi fa fatto capire quanto sia farsesco questo orribile teatrino partitico.
Zio marcio, se abbassi le tasse devi abbassare le spese. dove cazzo sono i tagli di spesa porcoddio!?!?
R. è riuscito a superare la più becera demagogia di B.
Apro il corriere e leggo Condono in Campania e ponte  sullo Stretto: l’agenda Verdini. La merda attira sempre altra merda.
E proprio ieri, al GAS, ho avuto una discussione pesante coi "compagni" infuriati contro le nuove disposizioni contro la bulimia diagnostica. Il diritto a questo il diritto a quello. Io sono diventato allergico al dirittismo. Non ci sono infiniti esami, infiniti antibiotici. Se tu che non ne hai bisogno ne prendo due e io che ne ho bisogno rimango senza, il problema è il tuo abuso, la tua appropriazione indebita, no!? Si sono incazzati come vipere pestate.
Dove è finito il pareggio bilancio del PD?
E il diamante? Sopra c'è stato scaricato un camion di merda demagogica.

(pv)

giovedì 15 ottobre 2015

DDPL

  • In principio è il verbo.

Da qualche tempo seguo Menisas Allo Specchio alla quale arrivai da una pagina di Essessa che la citava. Una diarista arguta, vispa, brillante. Ma con alcune posizioni sconcertanti, che confliggono, contrastano terribilmente con tutto il resto. Sul problema migratorio (e sui suoi panmixismo, e filomassmigrazionismo non mi sono tirato indietro, le devo riconoscere la nobiltà, rara, di non aver mai censurato alcunché dei miei commenti "acuminati", a differenza di altri figuri della diariosfera).
Un po' alcuni scambi cruscantici qui, poi due sue pagine (Quale italiano parliamo, Quale italiano parliamo - 2) e io, in fine, mi trovo sbalordito, strabiliato. Non capisco se certe cose siano così assurde perché mi sfugga una qualche vena ironica, sarcastica oppure se le persone scrivano certe robe con una qualche serietà.
Demenza degenerativa primaria culturale. E linguistica.
O linguistica e culturale.

mercoledì 14 ottobre 2015

Gatto delle nevi?

Come ho osservato più volte (eg. qui) , la milonga è apparentemente un ambiente inclusivo, politicamente corretto, garbato, egalitario. In realtà il tempo e un'attenta osservazione permettono di constatare che c'è esclusione (sarebbe meglio dire segmentazione), gerarchia, competizione, franchezza, discriminazione.
Rispetto ad alcuni anni fa (diciamo un paio di lustri. riporto ciò che mi raccontano tangher* che sono nell'ambiente ben più dei miei quattro anni e qualcosa) c'è molta moda, c'è il business (che, grazie a diomanitùodino, non diventerà MAI un business di scala, essendo il tango difficile e quindi elitario per natura). Il tango è diventato una sorta di parola ronzante per allocchi (buzzword, cosa coniamo in italiano?) e le parole ronzanti per allocchi vanno sempre in compagnia: olistico, inclusivo, femminista, antirazzista, new age, democratico, cipgender, antisessista, blablablablablabla

Io trovo tutto ciò estremamente falso, finto, plasticato, disgustevole nella sua ipocrisia, nella sua finzione. Ecco, la milonga non è una sala parrocchiale di catechismo o il centro di cultura e socialità antifa antiqua antilà.
La questione è che alcune persone, essendo state stravolte dalle esplosioni empatiche, edonistiche, dalla gioia che l'arte relazionale dispensa quando si manifesta, pensano di utilizzare il tango per tutt'altro. Come uno che si fosse divertito fino allo spasso con un gatto delle nevi e volesse utilizzarlo anche in un magazzino dove lavora oppure nel giardino condominiale e cercare di decantarne le doti. Poi toglie i cingoli, toglie il motore, toglie il vomere perché è impossibile usare il gatto delle nevi in giardino condominiale, lo sega a metà, toglie la cabina e continua a parlare di quanto sia super figo e potente il gatto delle nevi.

Mi sono imbattuto in questo paradossale, grottesco e perfino patetico promo-documentario su tentativi di sfilata, accenni di salsa, amiccamenti, principi di intervista, differenze sociali, catechesi in titoli, esercizi psicomotori, ritratti di volti (non capisco come mai manchi una tavola sul rumine dei bovini)  ma il tango lo ha praticamente solo nel titolo e in qualche accordo di bandoneon nella colonna sonora: tango più o meno escenarioso, circa 2" a 0'38" e poi 5" a 1'41" su circa 2' 16" di video, escludo la sigla finale, siamo a 7" su 136", ovvero il 5% ca.; ora se io vedo un contenitore con dentro 95 ombrelli e 5 pere, a me_mi vien da dire "passami gli ombrelli!" non "passami le pere", ma io sono un po' elementare.


martedì 13 ottobre 2015

Italiot* di quellollà

  • La maggior parte di questi – almeno il 55 per cento – sono donne. 

Lo zio Osho osservava che molte religioni-culture sono ostili al piacere e sono basate su dolore, afflizione - sottomissione aggiungo io - sistematici.
Quando seguivo Ameya Canovi e il suo tentativo di governare, di curare le dipendenze affettive, avevo l'impressione che il problema fosse decisamente più diffuso tra le femmine.
Ora anche nel papero del corriere (Le italiote di allah) esce 'sta roba di donne che si islamizzano un 20% circa in più rispetto agli uomini.

Insieme semplice di rozzi divieti e precetti, spegni il cervello, ascolti le parole in moschea, ti impecoroni in una massa informe di variamente lobotomizzati, ripeti meccanicamente dei rituali semplici: se sei sveglio ti fingi di essere più radicalmente lobotomizzato e ne controlli a migliaia, a milioni.
Sarebbe decisamente meglio se quest* si suicidassero: decrescita demografica, dell'incultura del dolore, dell'inquinamento religioso.

Stavo guardando le foto dei turchi morti nell'attentato suicida ad Ankara. Erano attivisti della sinistra turca e mi fanno pena, non posso non provare un qualche moto empatico. Gli islamici (del califfato o del partito di MErdogan - la strategia della (guerra a) bassa tensione è nota - ne hanno fatti fuori un centinaio. Direi che ancora una volta i merdislamici sono i primi nemici della sinistra.
D'altra parte, come antimodernista pro tempore, non posso non osservare che i radicali islamici si stanno opponendo alla liquefazione delle loro società.
La sinistra è talmente persa nei propri demenziali vaneggiamenti ugualisti, globalisti, antagonisti (*), panmixisti che continua a rifiutare la realtà, continua ad ignorare una storia in cui gli islamici li hanno prima usati e poi fatti fuori (letteralmente) in Iran, in Egitto, in Siria, in Iraq, in Palestina, ora in Turchia.
Insomma oltre 100.000 koglioni e koglione si sono convertiti al più rozzo dei monoteismi, altri ancora nella religione sinistro-masochista.
No, la sottomissione, l'ostilità al discernimento non sono un problema solo di genere femminile.


Effetto rombante



Govedì porterò la mia vecchia  carriola non-estiva (che tengo in forma e ben manutenuta) dal meccanico per alcuni interventi pre revisione. Uno di questi è relativo al tubo di scarico che ha una perdita nella parte anteriore. Ora scoreggia violentemente, fa un bel fracasso. Osservo - e mentro scrivo mi viene da ridere - che l'effetto rombante in accelerazione o anche in frenata è veramente... gasante. Mi trovo, involontariamente, a capire la goduria che devono provare alcuni centauri quando scassano timpani e koglioni con le loro sgasate smarmittate del cazzo.

lunedì 12 ottobre 2015

Le stagioni della vita

Prima è stato un banchetto estetico, di sensi. Siamo stati nel colore, nel sole, nei contrasti non più così violenti ma sempre robusti. Il sole è  più basso rispetto agli zenit estivi e la luce sghemba, di traverso ci ha stupito ad ogni scorcio, quando qualche squarcio rompeva la coltre intricata di fogliami.
E' stato un viaggio, in poche ore, in due stagioni: la fine estate coi frutti, marroni, uva fragola, more, mirtilli ci aveva dato il benvenuto. In fine, stanca, si è ritirata e ha lasciato spazio alla malinconia d'autunno: sono arrivate nuvole più pesanti, il sole, già basso, è tramontato presto, via la luce, l'ombra che si riprendeva tutto (*) il primo freddo, in montagna così rapido e proprio il senso d'autunno e la mestizia, con la colonna sonora dello scrosciare dei rii, rinvenuti dopo le piogge abbondanti di questi giorni e di sabato. Sì, l'acqua manca in estate, rispetto a primavera ed autunno, mancano i suoi suoni, il suo fresco, il freddo umido che entra fino alle ossa.
Era solo quel torrentare lontano come colonna sonora. E i nostri passi.
Il silenzio.
Quanti esseri umani rimangono ad abitare quella valle aspra così cara a Tiziano Terzani? Sì, eravamo proprio gli ultimi, gli ultimi sei, soli, a scendere, poi chilometri e chilometri di straordinaria vita, ma nessuna anima di cristiano. Vuoi avere la percezione della desolazione, del selvatico che tutto divora, conquista, luoghi ora selvaggi, abbandonati, deserti, in cui sentirti ramingo? L'Appennino è terribile in questo, così selvatico e deserto.
E con l''ombra e il freddo ecco il fiato a riapparire, a fumetto.
Più avanti un tetto col comignolo fumante ha riportato il senso di casa, di vita umana, del focolare.
Camminare le stagioni della vita.


L'effetto sulla vegetazione dell'esposizione dei versanti
(a sinistra meridionale a destra settentrionale)
è particolarmente evidente qui.






La luce radente ha creato chiaroscuri e botti di colori incredibili
nel bosco cupo anche per le cortecce fradice.

Qui la pausa pranzo: sole autunnale, vista,
il coronamento di una natura stupefacente.

Era tardi e ci siamo affacciati sul boreale.


Anche i mufloni fuggiti all'autunno già arrivato?

Il verde acido del muschio che litiga con colori sbiaditi prima di sera.



Prima di sera il sole ha trapassato le nuvole e in un varco tra due alture si è schiantato sul quel versante..